Nelle narrazioni ricche di sfumature del Novecento, i giocatori emergono come figure complesse, sfidando incessantemente il fato con una mano di carte, un dado, una scommessa. In un mondo dove 20 Bet invita alla scommessa online, la letteratura del secolo scorso ha tessuto storie di uomini e donne che giocano molto più che semplici partite: giocano le loro vite, i loro destini.
Il rischio come rivelazione: Dostoevskij e la sua ossessione
Nel freddo cuore della Russia zarista, Fëdor Dostoevskij dà vita a “Il giocatore” nel 1866, un romanzo che scava nell’anima tormentata di Aleksej Ivanovič. Dostoevskij, tormentato dal demone del gioco nella vita reale, plasma un protagonista che rispecchia la sua stessa lotta interiore. La roulette non è solo un gioco ma un campo di battaglia, dove ogni giro è una danza con la morte e la fortuna. Aleksej diviene l’incarnazione dell’anti-eroe, che, pur nella sua caduta, affronta la vita con una sfida agli occhi che si fa quasi provocazione.
Dalla carta al coraggio: Hemingway e l’eroismo solitario
Mentre Dostoevskij esplora il lato oscuro del gioco, Ernest Hemingway, nella sua opera “Il vecchio e il mare” (1952), eleva il giocatore a simbolo di resistenza eroica. Santiago, anziano pescatore, si misura con le forze titaniche del marlin nel blu profondo del golfo. Questa lotta solitaria non è diversa dal porsi di fronte a una scommessa rischiosa: Hemingway dipinge ogni tiro della lenza come una puntata, dove il premio è la dignità stessa dell’uomo.
La tavola verde: Proust e il gioco della memoria
Marcel Proust, nel suo monumentale “Alla ricerca del tempo perduto”, eleva il gioco a metafora della memoria. Nella salottiera parigina, il gioco di carte non è solo un passatempo tra i personaggi, ma un delicato tappeto verde su cui si svolgono ricordi e rivelazioni. Qui, il gioco diventa uno strumento per esplorare il passato, ogni mano una rivelazione di verità nascoste. Con una narrazione intricata e profonda, Proust dipinge il gioco come un viaggio attraverso i labirinti della mente umana, dove ogni scelta, ogni carta scoperta, ha il potere di trasformare il presente.
Cinema e sfide moderne: il giocatore come specchio sociale
Il cinema del Novecento non rimane indietro nel raccontare queste figure ambigue. “The Gambler” (1974) mette in scena Axel Freed, un professore universitario che si dibatte nella morsa del gioco d’azzardo. La pellicola, ispirata vagamente all’opera di Dostoevskij, ritrae un uomo che, benché brillante, è sospinto verso l’abisso dalla propria dipendenza. Axel, interpretato con maestria da James Caan, cammina sul filo del rasoio tra distruzione e voglia di riscatto, riflettendo i conflitti e le contraddizioni di una società che gioca pericolosamente con il proprio futuro.
In sintesi
Questi narratori del Novecento, armati di penne e camere da presa, non hanno semplicemente creato personaggi: hanno esplorato le profondità della psiche umana attraverso il simbolo del gioco. La loro arte diviene così uno specchio, talora oscuro talora luminoso, della lotta eterna tra controllo e caso, tra eroismo e caduta. Attraverso questi eroi e anti-eroi, la letteratura e il cinema ci invitano a riflettere non solo sul significato del rischio, ma anche sulle infinite possibilità di riscatto che ogni partita, ogni vita, racchiude.